Modena. Bentornato Ex Cinema Olympia occupato.

Posted on 7 novembre 2017

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“Ogni realtà sociale è, per prima cosa, spazio.” 
Fernand Braudel

 

Il 3 novembre 2017 è nato un nuovo spazio sociale in città. Si tratta dell’ex Cinema Olympia, nuova casa del Guernica.

Dopo un occupazione temporanea di due giorni, la settimana precedente (27-28 ottobre), che aveva inevitabilmente richiamato l’attenzione sui numerosi edifici abbandonati della città è arrivato il giorno tanto atteso, il ritorno del Guernica, assente in città (se si esclude l’Ex deposito carcerario autogestito) dal febbraio del 2013.

Modena è come una pentola in stato di ebollizione, basta scoperchiare un attimo che i problemi percolano abbondantemente. In realtà, tendiamo a immaginare, senza l’azione preventiva e (passateci il termine) di alfabetizzazione vera e propria sullo stato di salute della città attuato, da qualche mese, dal comitato #mobastacemento difficilmente il modenese medio avrebbe compreso. Non solo, pure certi giornalacci locali si sarebbero ben guardati dal trattare tali fatti in maniera così interlocutoria, segno che anche i giornalisti locali sono in grado di ragionare per più di due righe, quando conviene. Eloquente invece, sotto questo aspetto, l’assenza totale di qualsiasi riferimento alle occupazioni (sia quella temporanea che quella del Cinema) del sito di informazione “la Pressa” che pare si sia guardato bene dallo scrivere anche solo una mezza parola sui fatti nonostante l’elevata notiziabilità. Sarà per la “frequentazione” di Terra dei Padri o per la volontà di spacciarsi come l’unica vera voce fuori dal coro modenese ma è un silenzio che racconta molto, quello. Racconta l’intento di circoscrivere il dissenso all’attuale amministrazione in un’unico contenitore mediatico “neutrale”, all’apparenza.

Sch44a_1Ma cos’è dunque questo nuovo spazio sociale che ha aperto in città? Cosa rappresenta? Il luogo effettivamente è piuttosto significativo, trattasi infatti dello storico Cinema Olympia appena fuori dai vialoni che delimitano il centro storico. Parliamo di un edificio del ’54 (a lato) ideato dagli architetti Mario Alberto Pucci e Vinicio Vecchi e vincolato dal 2008 dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici (i documenti qua) non soltanto per l’edificio ma anche per i bellissimi mosaici contenuti al suo interno dell’artista modenese Luciano Giberti. Un vero e proprio gioiello sepolto nell’indifferenza alla storia cittadina dal 2002, anno in cui chiuse i battenti per passare ad uno stato di progressivo abbandono e oblio. Su un documento dell’Università di Modena, sulla qualità della vita urbana, si può leggere: destinato dal Comune a essere trasformato in appartamenti, è stato al centro di un dibattito riguardante il suo valore culturale. L’edificio è sottoposto tutt’ora al Decreto Legislativo 42/2004 in materia di tutela e conservazione perché ritenuto “una significativa testimonianza di architettura dello spettacolo del Secondo Novecento” (Ministero per i Beni e le Attività Culturali, 2006:3) e quindi, necessariamente da tutelare. I proprietari, infatti, -l’immobiliare Master Hall di Sassuolo (come riportato qua) – avrebbero già voluto trasformarlo in una palazzina ma il vincolo della Soprintendenza bloccò il progetto. “Degrado e abbandono (degrado sì, che a quanto pare non è esercitato esclusivamente da ragazzini o dai negozi etnici ma anche da chi controlla la sfera pubblica!) dunque si impossessarono dello stabile fino a questi primi giorni di novembre quando i membri del collettivo Guernica vi sono entrati per “restituirlo” alla città.”

“Dalla Gazzetta al Carlino ci dev’essere sicuramente qualcosa di sbagliato!”

Prendiamo sempre da SenzaQuartiere: “Il ricordo, la “familiarità” e la curiosità per questa riapertura sono stati sottolineati dai tanti, veramente tanti modenesi che hanno attraversato questa occupazione per andare ad osservare un luogo del passato, per mostrarlo ai figli o per fotografare semplicemente il mosaico di Giberti.” […] Entrare in quella sala del cinema abbandonata (per ora gli unici interventi “riqualificativi” hanno interessato solo l’ingresso), osservarne la pancia, il buio, con quelle poltroncine accatastate e quei mucchi di documenti degli anni ’70 immersi nella polvere e tra i rifiuti è un’immagine che rimane impressa, uno shock emotivo che richiama il triste destino di un edificio sineddoche di una città. Chiunque vi sia entrato, in quel salone, sa. Sa che il meccanismo di abbandono, di “rovina” non è esclusiva degli edifici, dei quartieri, della città ma anche del tempo e delle vite che la innervano.” Ma lasciamo spazio alle emozioni di chi vi è entrato:

Nildo

kiki

Modena tuttavia è una città strana, ingrassata a suon di unto di maiale e cooperative oggi è giunta al capolina di un determinato modello di sviluppo. Di quel treno del “progresso”, della locomotiva Emilia, non rimangono che le metastasi e un tessuto produttivo i cui danni sono di gran lunga maggiori che i benefici. Enclosures di profitti e socializzazione della devastazione ambientale.
piccolocabo In queste lande grige di Pianura Padana si possono avvistare, inoltre, nuovi esemplari politici il cui spessore è pari solo alla sciattezza e alla nudità delle proprie vergogne, robe da individuare in una lunga catena fallimentare tutta a beneficio di pochi amici. Per Modena l’elenco, a cui si è appena aggiunto il fallimento della principale squadra di calcio cittadina, è presto fatto: Ex Manifattura Tabacchi, i chioschi sui viali, Novi Park e piano sosta, Mata e la mostra “il manichino della storia”, la  Bretella Campogalliano-Sassuolo, le palazzine a Vaciglio e l’aria irrespirabile solo per citarne alcuni. Si pretende una città a misura di turista ma si lasciano all’abbandono alcuni edifici storico-artistici, si inseguono politiche green cementificando le poche aree verdi rimaste in città, si vuol essere aperti e innovativi ma la mentalità rimane quella di un piccolo paese di provincia che storce il naso non appena qualcosa osa oltrepassare la punta del proprio (ospitiamo ancora Giovanardi), infine, che si dipinge come evoluta ma che presenta filiere di sfruttamento della peggior specie. Accanto ad una classe politica locale destinata ad un drenaggio di consensi inarrestabile – parliamo di faccendieri senza arte né parte piazzati a perseguire esclusivamente gli interessi del blocco di potere espressione di questo territorio (Legacoop, Cmb, Quadrifoglio, Cpl ecc.) nonché il diktat neoliberista – abbiamo una realtà che, a ben guardare, ti trasforma in un vero e proprio colonizzato. Senza scelta e senza voce.

Sarebbe stato sufficiente passare, sabato sera, nei dintorni dell’Ex Cinema occupato per rendersene conto; con tantissime persone intente a riprendersi una socialità differente dalla solita trafila di locali tra Pomposa e Gallucci. Un’apertura salutata da “mezza Modena”, quella non fighetta, o semplicemente quella stanca di bersi birre a quattro euro o di passare una serata all’Off, che poi è sempre tutto uguale. Una partecipazione che ha sottolineato, ancora una volta, quanto la città necessiti di spazi sociali e aggregativi autogestiti che facciano da argine, magari, alla propaganda razzistoide che scorre da mattina a sera sulle TV e che si appresta a fare incetta di tutti i cocci prodotti dalla catastrofe contemporanea.

minniti

Ovunque vi sia vita, vi sia qualcosa di vivente o di vitale oggigiorno, al tempo dei Minniti immersi nella contemporaneità neoliberale, vi è repressione. Riprendiamo sempre da SenzaQuartiere: “In questa città però, non appena si scrosta un minimo quel velo di impercettibile ipocrisia che avvolge tutto come l’umidità, il muro cade inesorabilmente scoperchiando l’inconfessabile marciume che la ammorba già da tempo. Senza che nessuno ne sapesse nulla, si viene così a scoprire, con un “avviso orale” di un ufficiale giudiziario, che lo stabile sarebbe recentemente passato in mano al Tribunale fallimentare e che dovrebbe poi finire all’asta in breve tempo. Fatto insolito visto che nessun manifesto ne indicava il fatto fuori dall’edificio, come fa notare neanche troppo velatamente quest’articolo.” aa Che Modena fosse marcia fino al midollo lo si era già nasato lo scorso gennaio ma si comprende anche la volontà di “sgomberare” il prima possibile una realtà che potrebbe facilmente “attecchire” in un tessuto urbano sempre più fragile e abbandonato. Perché in fin dei conti, di questi tempi, si può starne certi, arriva sempre una qualche legalità a ricordarti come per mafie, sbirri, evasori, politici e colletti bianchi sia tutto concesso mentre se tu sgarri di un millimetro, per fare del bene, si accendono tutte le sirene di questo mondo dietro alle quali poi si nascondo le greggi di benpensanti prontissimi a puntare il dito ma mai a dare l’esempio. Non a caso, già questa mattina, con una voce anticipata da un giornalista (sanno sempre tutto prima o li imboccano a modo?), c’è stato il primo tentativo di “sopralluogo” da parte delle forze dell’ordine.
spazio

L’Ex Cinema Olympia occupato fa paura. Molta paura. Ma il film dell’orrore che trasmette non è destinato a spaventare i cittadini bensì chi governa e chi detiene il potere in questa città.

Stasera si terrà la prima vera assemblea del nuovo spazio cittadino e sarà allora che l’avventura dell’Ex Cinema Olympia avrà veramente inizio. Alleghiamo qua sotto il testo di lancio dell’assemblea:

Ciak si gira!
Vi invitiamo tutte e tutti all’assemblea dell’Ex Cinema Olympia che si terrà domani martedì 7 Nov alle 21.
E’ sotto gli occhi di tutt* come la trasformazione urbana che sta interessando la città corra ad un ritmo serrato, parliamo di mutamenti sia sociali che economici laceranti, a tratti violenti, che concedono poco spazio (e pochi spazi) alla discussione, all’elaborazione e perché no, anche al dissenso.
La recentissima occupazione dell’Ex Cinema Olympia ha mostrato chiaramente quanto anche la Storia stessa del nostro territorio possa divenire vittima dell’unica logica che governa la città, quella del profitto a tutti i costi, senza un domani e senza un passato.
Il frenetico andirivieni che abbiamo avuto il privilegio di osservare in questi pochi giorni di “riqualificazione” ci conferma il sospetto che avevamo, quello di una città affamata di luoghi di aggregazione nei quali poter sperimentare nuove forme di socialità e mutualismo che sembrano aver abbandonato definitivamente i luoghi della politica “ufficiale”.
Abbiamo tante idee, tanti progetti, tante fantasie e la necessità di rilanciarle con braccia e cuori per la trasformazione in positivo di questa città.
Vogliamo recitare questa parte fino in fondo e crediamo di averlo fatto intendere.
Questa però è una sfida che appartiene a tutte e tutti.
Vi aspettiamo domani alle 21 all’Ex Cinema Olympia autogestito.
Fate girare e vi aspettiamo!

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Allacciamo le cinture e lunga vita al Cinema Olympia occupato!

“Non è perché le cose sono difficili che noi non osiamo farle… è perché noi non osiamo farle che sono difficili.”
Seneca